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la chiesa di san giovanni battista -o meglio quel che di essa rimane- si trova nel nucleo di gnosca, a sud dell’abitato, a fianco della strada che attraversa il villaggio. la storia di questo edificio è complessa: sorto nella prima metà del XII secolo, fu a lungo al centro di dispute tra como, di rito romano, e il capitolo della chiesa di milano, di rito ambrosiano.
la prima citazione di san giovanni si trova in un documento del 1202, che ne stabilisce l’appartenenza a como. si sa che l’altra chiesa di gnosca, dedicata a san pietro martire, apparteneva invece alla diocesi di milano. le contese perduravano, e nonostante gli interventi pacificatori dell’arcivescovo carlo borromeo del 1583, continuarono fino alla fine del settecento. nel 1783 il vescovo di como per mettere fine alle controversie, dovute alla diversità dei riti ma anche probabilmente a questioni economiche, ordinò la sconsacrazione della chiesa di san giovanni.
il documento del 1202 attesta che la sua consacrazione era avvenuta una settantina d’anni prima, dunque nei primi decenni del XII secolo. si trattava di una semplice chiesetta romanica volta a oriente, costituita da una navata e da un’abside semicircolare. tra la fine del XV secolo e la prima metà del XVI, la chiesa fu ingrandita: si prolungò la navata dopo aver demolito la parete a nord e si costruì una nuova abside, ruotando l’orientamento di 90°. il campanile fu edificato nel 1627, qualche decennio più tardi fu eretta la sagrestia.
in seguito all’ordine di sconsacrazione furono tolti gli arredi sacri, l’altare, il fonte battesimale e il tetto. negli anni che seguirono, il tempo, i vandalismi, la facilità con cui si potevano asportare utilissime pietre resero l’ex chiesa un ammasso di ruderi. lo studioso rahn ne eseguì il rilievo nel 1872. san giovanni fu oggetto di nuovo interesse e s’iniziò a studiarne i documenti, ma nel 1923 i ruderi furono messi all’asta e acquistati da una famiglia del luogo, che più tardi ne fece un fienile. lo storico emilio motta nel 1928 propose di inserire san giovanni nell’elenco dei beni protetti, con esito negativo. la proposta fu riformulata da virgilio gilardoni nel 1955 e questa volta fu accettata. negli anni sessanta i ruderi furono acquistati dal comune di gnosca. dopo un primo progetto non concretizzato, il recupero fu affidato agli architetti tita carloni e angelo martella (1992-93).
l’intervento di ristrutturazione e di consolidamento non voleva restituire alla chiesa la sua antica funzione religiosa, ma metterne in luce la forma e lo spazio, reso accessibile e aperto a possibili fruizioni alternative. dopo i necessari lavori di pulizia e sgombero (rovi e sterpaglie si erano infiltrati tra le macerie), si è provveduto al consolidamento e successivamente all’integrazione di alcune parti mancanti. la scelta è caduta su materiale contemporaneo (blocchetti di cemento), che non imita la pietra ma instaura con le antiche mura un buon rapporto, sia per il colore sia per l’aspetto. il pavimento, molto rovinato, è stato rifatto con mattoni di cemento; pure l’abside ha beneficiato di una copertura protettiva in cemento. gli interventi sono stati evidenziati, così che la parte antica e quella contemporanea sono facilmente distinguibili.
il lavoro di recupero, improntato a un grande rispetto per il monumento stesso, ha restituito a san giovanni battista il suo valore e la sua funzione simbolica. negli ultimi anni il monumento è diventato un qualificato e affascinante spazio espositivo.
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