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Stairway to Heaven - Lizza di Piastreta Traditional Geocache

Hidden : 9/18/2008
Difficulty:
3 out of 5
Terrain:
4.5 out of 5

Size: Size:   small (small)

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Geocache Description:


Stairway to Heaven – Lizza di Piastreta Ho deciso di chiamare questa cache ‘Stairway to Heaven’ (la scala per il paradiso), come il più celebre pezzo dei Led Zeppelin (1971) e di certo uno dei più famosi di tutta la storia del rock perché - anche se non portano in paradiso - sicuramente i 2500 gradini che sono necessari per raggiungere la cache portano in alto, MOLTO in alto. Si tratta infatti dei circa 2500 gradini che accompagnano la lizza della monorotaia che da Renara (comune di Massa) sale alle Cave di Piastreta, sotto la vetta del Sella. L’ingegnere inglese Charles Denham, proprietario delle cave negli anni Venti, dopo alcuni esperimenti, installò a partire dal 1923 lungo il Fosso del Chiasso un congegno completamente autonomo che era in grado di salire e scendere lungo una rotaia fissata su traversine di legno: il sistema era costituito da un carrello motore e da una slitta di carico sulla quale erano posti i blocchi di marmo e poteva trasportare fino a 11 tonnellate in discesa e fino a 5 tonnellate in salita, superando pendenze dell’80-90%, con una lunghezza complessiva di 3500 m. dalle cave (quota 1580) fino al poggio di carico (quota 310) con un dislivello di 1270 m. L’itinerario inizia dal Canale di Renara (m. 270). Renara è raggiungibile da Massa seguendo le indicazioni per Resceto, poi all’altezza del piccolo e incassato abitato di Gronda, dobbiamo svoltare a destra e seguire la strada asfaltata fino al punto in cui questa diventa sterrata (N 44° 04.316; E 010° 12.574). Lasciata la macchina ci incamminiamo lungo la sterrata via marmifera (sentiero CAI 162), circondati da vecchie cave abbandonate e saggi di cava. In breve (15-20 minuti), raggiungiamo la località di Renara (vecchia baracca in lamiera che ospita un gregge di pecore) dove il canale si biforca. Continuiamo sulla marmifera ancora per pochi metri fino a che, sulla sinistra, non incontriamo una vecchia costruzione. Qui dobbiamo svoltare a sinistra (ATTENZIONE: non ci sono segnalazioni anche se dobbiamo abbandonare il ben segnato sentiero 162 che a diritto ci condurrebbe verso il Passo del Vestito). Saliamo sul poggio (lasciandoci sulla destra la vecchia costruzione) lungo uno stradello cementificato fino a raggiungere l’inizio della lizza. Siamo ora nel Canale di Pianel Soprano che percorriamo sino ad arrivare ad un’altra biforcazione (m. 546): a dritto andremmo nel cupo e stretto Canale della Buchetta, mentre alla nostra sinistra si apre l’incredibile Fosso del Chiasso, dove ben visibile è l’ancora più incredibile tracciato della lizza della monorotaia. Svoltiamo quindi a sinistra ed attraversiamo il greto del torrente, imboccando il Fosso del Chiasso. Qui troviamo il poggio caricatore della lizza; da qui inizia il binario che ci terrà compagnia per tutta la nostra escursione. All’inizio la pendenza è contenuta e la lizza è in un precario stato di conservazione, poi, man mano che ci addentriamo nell’orrido fosso, la pendenza aumenta ed anche lo stato di conservazione della via di lizza migliora sensibilmente. La salita è faticosa, le pendenze sono intorno all’80%, anche se il procedere è facilitato dagli scalini (quasi 2500) che caratterizzano questa via di lizza. Finalmente arriviamo all’uscita del Fosso del Chiasso dove, dopo pochi metri, la lizza si biforca (non molto evidente). Siamo a 1010 m. slm. Lo spazio si allarga e volgiamo lo sguardo verso l’anfiteatro del Sella e delle cave e incontriamo un edificio che fungeva da ricovero per gli addetti alla cava e, poco più avanti, un grosso argano che serviva per il caricamento dei blocchi di marmo. Continuando lungo la monorotaia arriviamo a quota 1269 dove si trova un piccolo casotto che conserva alcuni vecchi macchinari e dopo poco, sulla destra, una casa affacciata sui valloni di Renana dove abitava fino al 1975 il guardiano della cava. Sono trascorse almeno due ore ore dalla partenza e abbiamo superato circa 1000 metri di dislivello. L’affascinante spettacolo ci deve far ripensare all’immane fatica che è occorsa per costruire la monorotaia. La cache è nascosta nelle immediate vicinanze del piccolo casotto con i macchinari abbandonati. Comunque sia, ho nascosto questa cache non tanto e non solo per i geocachers che vogliono aggiungere un’altra cache alla loro lista, quanto piuttosto per far conoscere una delle più affascinanti e solitarie valli non solo delle Apuane ma sicuramente dell’Italia Centrale, così da poter apprezzare non solo un grandioso manufatto di archeologia industriale ma la severa wilderness di tutto il comprensorio. Un itinerario che ci fa comprendere perché le nostre Apuane sono definite le "montagne irripetibili". E’ per questo motivo che suggerisco, una volta trovata la cache e per chi se la sente, di andare - in circa 45 minuti e al prezzo di una faticosa (e pericolosa specialmente con nebbia, pioggia e, peggio, neve) salita - in vetta al Sella (m.1739). Dal Sella il panorama è stupendo su tutte le Apuane settentrionali: la Tambura, il Sagro, il Grondilice, il Contrario, il Passo della Focolaccia ed il Cavallo. Ad est il panorama si apre sull’Appennino, mentre a sud il Sumbra, il Fiocca, le Panie e l’Altissimo dominano il paesaggio. Dato il carattere parecchio dirupato della zona, consigliamo di percorrere lo stesso itinerario anche al ritorno, facendo attenzione nei punti più ripidi (molta attenzione nella discesa del Fosso del Chiasso). Va da sé che l’itinerario è consigliabile SOLO a chi ha un po’ di allenamento alle escursioni, nonché caviglie e ginocchi in buon ordine, dato che lo sforzo (oltre 2000 scalini e 1000 metri di dislivello) non è indifferente. La cache contiene un piccolo logbook (ma nessuna penna o matita!), un bel riccio, una foglia di marijuana (di plastica, of course..), una moneta francese da 5 franchi, una biglia e una salviettina..per asciugarsi il sudore! (parte del testo è tratto dal portale www.alpiapuane.com , al quale si rimanda per ulteriori e più esaustive informazioni)

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